Ipetiroidismo
La determinazione dei livelli sierici totali di T4 è il primo test di screening suggerito per l’ipertiroidismo.
Alcuni gatti ipertiroidei mostrano livelli sierici totali di T4 entro i limiti della norma (solitamente moderati o ai limiti superiori della norma). In questi casi il dosaggio del TSH può contribuire alla diagnosi.
Nel corso della terapia con farmaci antitiroidei si devono monitorare strettamente i parametri renali. .
Insufficienza renale cronica
Studi sperimentali suggeriscono che i gatti conservano una considerevole capacità di concentrazione dell’urina anche in presenza di una drastica riduzione della massa renale; di conseguenza, l’insufficienza dell’organo può non essere accompagnata da isostenuria.
Alcuni gatti con insufficienza renale presentano valori di peso specifico dell’urina superiori a 1.035. Inoltre, la determinazione di questo parametro – che costituisce una misurazione della funzione tubulare renale – è necessaria per differenziare l’iperazotemia prerenale da quella renale primaria.
La deplezione potassica è comune nei gatti anziani, in particolare in quelli con insufficienza renale. In qualsiasi monitoraggio a lungo termine dell’insufficienza renale cronica si devono inserire l’esecuzione regolare dei test per l’identificazione delle seguenti anomalie e la valutazione degli effetti dei relativi interventi di correzione: ipertensione, anemia, iperazotemia, iperfosfatemia, ipokalemia, acidosi, disidratazione, piuria, batteriuria e proteinuria (come indicatore di progressione).
Il calo del peso specifico dell’urina predispone i gatti alle infezioni batteriche del tratto urinario.
Le opzioni terapeutiche da prendere in considerazione per il trattamento dell’insufficienza renale cronica sono rappresentate da: diete speciali povere di fosforo e proteine, agenti di blocco dei recettori H2 come la famotidina per ridurre la nausea, aumentare l’appetito e controllare il vomito, fluidi endovenosi per la correzione dell’insufficienza renale cronica scompensata, somministrazione di fluidi sottocutanei, antipertensivi come l’amlodipina, eritropoietina, leganti del fosforo a livello intestinale, integrazione con potassio, calcitriolo e sodio bicarbonato.
Leggi: Insufficienza renale nel gatto
Ipertensione
L’ipertensione sistemica nel gatto è di solito secondaria alla nefropatia cronica o all’ipertiroidismo.
L’ipertensione associata a questa malattia richiede un trattamento antipertensivo a lungo termine. Sono cause meno probabili di ipertensione l’anemia, l’iperadrenocorticismo e l’ipertensione primaria.
I segni clinici dell’ipertensione sono di solito dovuti al danneggiamento degli organi bersaglio (tessuti oculari, renali, cardiovascolari e cerebrovascolari) caratterizzati da una ricca vascolarizzazione arteriolare.
I segni oculari sono rappresentati da emorragia retinica o ifema, distacco retinico e cecità. Un soffio cardiaco acquisito può essere secondario all’ipertensione e si può avere un’ipertrofia cardiaca compensatoria.
Si può verificare un’emorragia vascolare cerebrale dovuta a grave ipertensione che causa crisi convulsive, atassia o collasso improvviso.
Neoplasie
I recenti progressi nell’oncologia felina hanno migliorato le percentuali di risposta al trattamento e prolungato la durata degli intervalli di libertà dalla malattia ed i tempi di sopravvivenza.
I progressi compiuti nella terapia palliativa e negli interventi di sostegno consentono spesso di mantenere questi pazienti in condizioni di vita di buona qualità.
L’approccio al trattamento delle neoplasie può essere effettuato con intenti curativi o palliativi. I primi spesso prevedono l’impiego di modalità terapeutiche come la chemioterapia, la radioterapia, la chirurgia.
La terapia palliativa è destinata a migliorare la qualità della vita senza necessariamente prolungare il tempo di sopravvivenza.
Un’altra componente essenziale è l’adeguato controllo del dolore. Infine, è importante assicurare il mantenimento dell’appetito mediante somministrazione di farmaci.
Nei felini con neoplasia di solito la malattia ha un andamento dinamico, per cui è essenziale una regolare e frequente comunicazione con coloro che si prendono cura degli animali a casa.
Diabete Mellito
La determinazione della curva glicemica è il metodo più accurato per valutare la correttezza del tipo, del dosaggio e della frequenza di somministrazione dell’insulina.
Le successive determinazioni dei singoli livelli glicemici devono coincidere con il picco di attività dell’insulina, stabilito sulla base delle precedenti curve glicemiche.
Al momento attuale, sono necessari ulteriori studi per validare l’applicazione clinica della fruttosamina e dell’emoglobina glicosilata nel trattamento del gatto diabetico.
Si deve chiedere al cliente di monitorare l’appetito, l’attività, l’atteggiamento, il consumo di acqua e la produzione di urina.
Ad alcuni proprietari si può insegnare a misurare la glicemia a casa, il che contribuisce a ridurre il riscontro di iperglicemia da stress.
Infiammazione intestinale
L’anoressia o la perdita di peso possono essere i soli segni clinici associati all’infiammazione intestinale.
Quest’ultima va presa in considerazione dopo aver escluso le altre cause di affezioni gastroenteriche.
L’infiammazione intestinale può essere presente in associazione con colangioepatite e/o pancreatite.
Problemi comportamentali nei gatti anziani
Anche se nei gatti anziani si possono sviluppare dei problemi comportamentali primari, si deve sempre prendere prima in considerazione la possibilità che esista un’affezione medica sottostante.
Per esempio, l’imbrattamento delle cassette igieniche secondario alla poliuria può indurre un’avversione nei confronti delle cassette stesse che, a sua volta, può portare ad un’eliminazione inappropriata.
Molti gatti non marcano il territorio anche se vengono esposti a conspecifici invasori, ma possono iniziare a farlo quando si sviluppa una condizione come l’ipertiroidismo.
I gatti anziani possono diventare più sensibili alle variazioni ambientali perché la loro capacità di adattamento diminuisce.
Generalmente si ritiene che, come nell’uomo e nel cane, anche nel gatto le capacità cognitive tendano a declinare con l’età.
Una patologia di tipo Alzheimer è stata identificata nei pazienti anziani della specie umana, canina e felina. Anche se nel gatto l’aterosclerosi è rara, l’encefalo dei felini anziani può subire un’ipossia cronica dovuta a diminuzione della gittata cardiaca, anemia, condizioni che portano ad ipertensione (ad es., ipertiroidismo e nefropatia) ed arteriosclerosi della varietà non lipidica.
Con l’età si verifica un’atrofia cerebrale, una dilatazione ventricolare, un calo del numero dei neuroni ed un aumento delle cellule gliali. In effetti, può essere estremamente difficile differenziare le alterazioni fisiologiche da quelle patologiche e la funzione normale dalla disfunzione cognitiva.
Esistono molteplici variazioni neurochimiche associate all’invecchiamento in numerose specie, compresa una caduta dei livelli di serotonina, un aumento della monoaminoossidasi B che porta un declino della dopamina, un calo dell’attività colinergica, una riduzione di quella catecolaminica ed un possibile incremento adrenergico, che conduce ad un’ulteriore riduzione della perfusione cerebrale.
Si ha anche un aumento della produzione ed una diminuzione della clearance dei radicali liberi.
Per controllare o risolvere i problemi comportamentali nel gatto anziano può anche essere necessario impiegare altri farmaci modificatori dell’umore o le tecniche di modificazione comportamentale, oppure effettuare dei cambiamenti nell’ambiente dell’animale.
Controllo del dolore dei gatti anziani
Riconoscere il dolore nel gatto può essere difficile, ma si deve presumere che questi animali lo patiscano nelle medesime circostanze dell’uomo.
Un dolore acuto può insorgere a causa di un processo patologico come una pancreatite, un problema gastroenterico, un’affezione delle basse vie urinarie del gatto, una neoplasia, un trauma o un intervento chirurgico.
Il dolore cronico è spesso associato a patologie muscoloscheletriche, neoplasie o affezioni dentarie croniche. Il dolore produce risposte fisiologiche indesiderabili che compromettono la riparazione delle ferite e la guarigione ed è associato ad un aumento delle percentuali di morbilità e mortalità.
Controllo del dolore acuto
Gli analgesici oppiacei, che costituiscono il caposaldo del controllo a breve termine del dolore nel gatto, vengono somministrati facilmente, sono dotati di azioni prevedibili, determinano scarsi effetti collaterali.
Tuttavia, tutti i pazienti trattati con un oppiaceo devono essere monitorati e si deve prestare attenzione alle funzioni cardiaca e respiratoria.
Controllo del dolore cronico
In molti casi può essere difficile riconoscere il dolore cronico nel gatto anziano, a causa della natura insidiosa della sua insorgenza.
Inoltre, il trattamento è difficile. I corticosteroidi hanno rappresentato il caposaldo della terapia di questa condizione, ma il loro impiego a lungo termine causa effetti collaterali.
Inoltre, i corticosteroidi possono provocare ulteriori problemi muscoloscheletrici. Tuttavia, i gatti sono più resistenti delle altre specie animali a queste complicazioni.
I farmaci antinfiammatori non steroidei sono stati utilizzati con un certo successo per attenuare il dolore artritico. Spesso si utilizzano associazioni terapeutiche. Ad esempio, i gatti osteoartritici possono essere trattati per periodi prolungati con agenti condroprotettivi, con l’aggiunta di altri farmaci come i FANS nei casi in cui viene identificato un dolore acuto.
Le modificazioni ambientali possono contribuire a far sì che il gatto artritico si trovi maggiormente a proprio agio. Si devono valutare le terapie alternative, per il loro potenziale ruolo nel trattamento del dolore cronico.
L’agopuntura, ad esempio, si è dimostrata in grado di aumentare i livelli cerebrali di endorfine e di alleviare il dolore nell’uomo, nel cane e nel cavallo.
È evidente che sarà necessario condurre molte altre ricerche sul trattamento del dolore cronico nel gatto.
Purtroppo, l’indagine scientifica in questo settore è minima e non esistono agenti di comprovata sicurezza per l’impiego a lungo termine.
L'anestesia nei gatti anziani
I veterinari sono spesso riluttanti ad anestetizzare un paziente anziano, rischiando di formulare una diagnosi incompleta o attuare un intervento terapeutico inadeguato.
L’età, di per sé, non è una ragione per evitare un’anestesia. Rivestono primaria importanza la scelta appropriata dei protocolli preanestetici ed anestetici e le procedure aggiuntive.
I farmaci preoperatori sono generalmente costituiti da associazioni di tranquillanti, oppiacei, agenti dissociativi e benzodiazepine. Tali associazioni consentono di utilizzare dosaggi più bassi di ogni singolo farmaco, limitando così gli effetti collaterali e permettendo un’induzione più dolce con qualunque metodo scelto.
Per tutti gli interventi chirurgici, fatta eccezione per quelli più brevi, l’anestetico di mantenimento d’elezione è l’isofluorano, che determina i minori effetti sui parametri cardiovascolari.
Tutti i gatti anziani anestetizzati devono essere sottoposti all’applicazione di un tubo orotracheale con manicotto insufflabile per prevenire i fenomeni di aspirazione e garantire un accesso pervio alle vie aeree qualora dovesse risultare necessaria la ventilazione assistita.
Quando i gatti vengono mantenuti sotto agenti inalatori come l’isofluorano, la profondità dell’anestesia può essere rapidamente regolata sulla base delle necessità dell’intervento e delle reazioni del paziente.
Un catetere endovenoso permanente assicura un accesso vascolare e facilita la somministrazione dei fluidi necessari al mantenimento di una perfusione adeguata. Una perfusione inadeguata può esitare in compromissione della funzione renale, ritardo del metabolismo dei farmaci o complicazioni più gravi.
Tuttavia, l’eccessiva somministrazione di fluidi può essere causa di ipertensione polmonare, specialmente nei pazienti con compromissione cardiaca o renale.
La stima della pressione sanguigna effettuata mediante una tecnica indiretta Doppler fornisce un’indicazione dell’adeguatezza o meno della pressione di perfusione degli apparati vitali.
Altre tecniche utilizzabili sono rappresentate da elettrocardiografia continua, monitoraggio della respirazione e pulsossimetria. Si raccomanda la misurazione periodica della temperatura rettale, dal momento che il mantenimento della temperatura corporea, importante in tutti i pazienti operati, è critica nei gatti anziani con diminuzione del grasso corporeo.
Porre i pazienti anestetizzati su coperte termiche o materassini a circolazione di acqua calda può minimizzare la perdita di calore durante il periodo della anestesia e postanestesia. Le incubatrici per infanzia rappresentano spesso un mezzo adatto per apportare calore nel periodo postanestesia.
Dal momento che i gatti perdono calore dalle estremità, per ridurre questa dispersione può anche essere utile coprirne le zampe con calzini da neonati, oppure avvolgere il paziente in un foglio di materiale da imballaggio del tipo c.d. “millebolle” o far passare la linea del deflussore IV attraverso una fonte di calore.
Il monitoraggio del paziente deve continuare fino a che questi non è in grado di mantenere l’omeostasi senza assistenza.
Considerazioni nutrizionali per i gatti anziani
Le esigenze nutrizionali cambiano durante l’invecchiamento, ma pochi studi hanno preso in considerazione queste necessità.
In attesa di ulteriori informazioni, è possibile offrire soltanto alcune indicazioni presuntive, oltre ai generici buoni consigli basati su anamnesi dietetica, esame clinico ed esecuzione degli appropriati test diagnostici.
Vedi: Alimentazione nel gatto anziano
Gatti anziani sani
I gatti anziani sani devono consumare diete con le quali il veterinario abbia avuto un’esperienza positiva, che siano prodotte da aziende affidabili e che abbiano superato le prove di alimentazione approvate dall’Association of American Feed Control Officials (AAFCO).
I problemi correlati alle diete possono aumentare se si utilizzano formulazioni sconosciute, non testate o fatte in casa. Si deve incoraggiare un’adeguata assunzione di acqua e, se il gatto sembra predisposto alla disidratazione, è possibile spingerlo a bere di più.
Alcuni gatti preferiscono che la loro acqua venga “aromatizzata” con l’aggiunta di piccoli cubetti di ghiaccio preparati con brodo di pollo o di pesce sciolti nelle ciotole dell’acqua.
Non esistono prove che le diete speciali “per anziani” siano necessarie se il gatto è sano e consuma una formulazione di mantenimento per adulti nutrizionalmente bilanciata e completa.
Tuttavia, la maggior parte delle diete commerciali attualmente presenta una restrizione dei livelli di magnesio ed è formulata per indurre un pH urinario acido, al fine di diminuire il rischio di urolitiasi da struvite.
Quest’ultimo nei gatti anziani diminuisce, mentre aumenta quello dell’urolitiasi da ossalati, in particolare nei soggetti con più di 10 anni di vita.
Nei felini in età avanzata potrebbero essere più appropriate le diete non caratterizzate da una restrizione del tenore di magnesio e capaci di mantenere un pH urinario più vicino alla neutralità. Se è necessario effettuare una modificazione della dieta, occorre introdurla gradualmente nell’arco di una settimana o più per consentire lo svolgimento delle lente risposte fisiologiche di adattamento che spesso si accompagnano all’invecchiamento.
Tuttavia, è importante assicurarsi che il paziente consumi una quantità sufficiente di calorie. Man mano che i gatti invecchiano, il livello di attività generalmente diminuisce, per cui è possibile che per mantenere una moderata condizione corporea siano necessarie meno calorie con una riduzione della quota consumata.
I gatti anziani si adattavano alla diminuita digeribilità aumentando l’assunzione per mantenere il bilancio energetico. Le esigenze di proteine nei gatti anziani in confronto a quelli giovani non sono note ma, rispetto ad altre specie, i felini di tutte le età sembrano presentare necessità proteiche relativamente elevate.
I fabbisogni vitaminici e minerali dei gatti sani anziani non sembrano essere diversi da quelli dei soggetti più giovani, per cui non è necessario effettuare un’integrazione se si utilizza una dieta soddisfacente.
Gatti anziani malati
In questa sede vengono fornite le indicazioni presumibilmente utili per stabilire la dieta e l’alimentazione dei soggetti affetti da alcuni problemi comuni, ma molti di questi suggerimenti sono basati su poco più che l’esperienza clinica e devono essere considerati con cautela.
Affezioni orali
I problemi dentali possono inibire l’assunzione di cibo, deprimere l’appetito ed esitare in un calo di peso.
L’accurato esame del cavo orale deve costituire una parte di routine della valutazione clinica dei pazienti geriatrici e le anomalie riscontrate devono essere trattate in modo appropriato.
Se il gatto mostra disagio alla masticazione degli alimenti secchi, può essere necessario passare a quelli umidi.
Insufficienza renale cronica
I principi nutritivi che attualmente vengono considerati come un motivo di preoccupazione per i gatti con insufficienza renale cronica sono rappresentati da fosforo, proteine e potassio.
La restrizione del fosforo sembra essere più importante di quella proteica ai fini del ritardo della progressione della nefropatia cronica e dei suoi effetti nel cane e nel ratto.
Il suggerimento di attuare la restrizione delle proteine non essenziali della dieta per i pazienti con uremia si basa sulla premessa che ciò diminuisca la produzione di cataboliti azotati, alleviando così i segni clinici ad essi associati come l’anoressia, il vomito, le ulcere uremiche, la letargia e la perdita di peso.
Tuttavia, non esiste alcuna prova che un simile effetto si verifichi nel gatto o che il consumo di una dieta a ridotto tenore proteico rallenti la progressione della nefropatia.
Di conseguenza, attualmente non c’è ragione di ridurre l’assunzione proteica nei gatti che non mostrano segni clinici di nefropatia o in quelli che presentano soltanto una lieve iperazotemia.
In effetti, l’inadeguata assunzione di proteine può causare la deplezione delle stesse, con le relative conseguenze, anche nei gatti sani. La deplezione potassica si riscontra comunemente nei gatti anziani, specialmente in quelli con insufficienza renale.
Per contribuire al controllo dell’ipokalemia si devono offrire diete non acidificanti arricchite con potassio. Anche se alcuni hanno suggerito l’integrazione con questo elemento per os in tutti i gatti con insufficienza renale cronica, al momento attuale non si hanno prove sufficienti a sostegno di questa raccomandazione.
Gli integratori potassici esercitano anche un effetto alcalinizzante e possono limitare il danno renale progressivo. L’acidosi metabolica è comune nei gatti con insufficienza renale cronica ed è stato dimostrato che contribuisce alla progressione di questa malattia.
Di conseguenza, si deve evitare l’impiego di diete che acidifichino l’urina nei pazienti con insufficienza renale. La maggior parte delle formulazioni studiate per questi soggetti è di tipo non acidificante e, da questo punto di vista, risulta utile.
Queste diete presentano spesso anche una restrizione dei livelli di fosforo, che può contribuire a limitare la progressione della nefropatia e l’iperparatiroidismo secondario renale, con conseguente mineralizzazione dei tessuti molli ed osteodistrofia renale.
Malattie Cardiovascolari
I pazienti con insufficienza cardiaca congestizia possono essere obesi o cachettici, per cui il loro fabbisogno energetico varia.
La deplezione potassica è un potenziale problema associato all’impiego di diuretici dell’ansa, come la furosemide, nei pazienti con insufficienza cardiaca congestizia.
In questi gatti, la carenza di magnesio può essere più comune di quanto non venga generalmente rilevata a causa del consumo di diete a ridotto tenore di magnesio e della dispersione di questo elemento indotta da diuretici, digitale ed aldosterone.
L’uso di diete acidificanti dell’urina a ridotto tenore di magnesio nei pazienti trattati con diuretici o digitale o in quelli con ipertensione o ipokalemia è da evitare. Nei gatti ipertesi può essere utile la restrizione del sodio, ma la modificazione della dieta, da sola, è spesso insufficiente ad abbassare la pressione sanguigna.
Ipertiroidismo
Le attuali indicazioni nutrizionali sono limitate ad assicurare un adeguato apporto calorico.
Neoplasie
L’assunzione di cibo nei pazienti con neoplasie deve essere strettamente monitorata e si deve garantire un sostegno adeguato prima che si verifichi una perdita di peso.
Le diete facilmente digeribili ed altamente appetibili contenenti principi nutritivi ad elevata biodisponibilità possono aiutare il paziente a mantenere le proprie riserve nutrizionali.
Nei gatti con neoplasie è stata suggerita l’offerta di maggiori quantità di arginina, carotene, cistina, fibra, glutamina, acidi grassi omega-3 e/o taurina.
Diabete Mellito
Gli scopi primari del trattamento nutrizionale dei gatti diabetici anziani sono simili a quelli dei giovani: raggiungere e mantenere una condizione corporea ottimale, ridurre al minimo le fluttuazioni postprandiali della glicemia alimentando gli animali con diete povere di zuccheri semplici ed adattare il tipo di dieta, la quantità consumata ed il momento dei pasti agli effetti della somministrazione di insulina esogena o di altre terapie.
Nei gatti anziani si deve monitorare accuratamente l’assunzione di cibo. Il ruolo della fibra della dieta nel trattamento del diabete mellito resta controverso.
Altre malattie
I gatti anziani sono colpiti da molte malattie che si riscontrano anche in quelli giovani. In questi casi, le indicazioni relative alla dieta ed alla modalità di alimentazione dei pazienti anziani differiscono principalmente per la maggiore preoccupazione di un’adeguata assunzione di principi nutritivi a fronte di un calo dei livelli di attività e dell’appetito.
Anche se la correlazione fra dieta e formazione e composizione di uroliti è complessa e non ancora completamente compresa, indipendentemente dal tipo di calcolo, i gatti di tutte le età con un’anamnesi di urolitiasi devono essere alimentati con una dieta ad elevato tenore di umidità (alimenti umidi) ed incoraggiati al consumo di acqua.
Spesso si raccomandano tentativi terapeutici da attuare con una dieta facilmente digeribile contenente una fonte di proteine e carboidrati mai offerta in precedenza all’animale.
L’inserimento degli acidi grassi omega-3 nella formulazione si è dimostrato dotato di effetti antinfiammatori sulla mucosa gastroenterica e può essere utile nei pazienti con infiammazione intestinale.
Gatti anziani: considerazioni relative all'alimentazione
I proprietari devono monitorare l’assunzione giornaliera di cibo dei gatti anziani.
Un calo dell’appetito rappresenta spesso un primo segno di aggravamento di un problema o dello sviluppo di complicazioni.
I proprietari dei gatti anziani ammalati possono spingerli a mangiare offrendo loro i cibi favoriti, collocati in ciotole ampie e poco profonde, riscaldati o inumiditi, lasciando a disposizione frequentemente dell’alimento fresco ed in ambiente tranquillo ed accarezzando il gatto durante il pasto.
Nei felini è possibile indurre un’avversione appresa (rifiuto di un alimento perché la sua presenza è stata associata ad un’esperienza sgradevole) offrendo cibi nuovi, come una dieta veterinaria, a gatti malati ospedalizzati.
Il rischio di sviluppo di un’avversione appresa può essere minimizzato ritardando l’introduzione di una nuova dieta sino a che le condizioni del gatto malato non siano migliorate.
Non si deve compromettere la salute del paziente offrendogli ostinatamente soltanto un alimento terapeutico o specificamente formulato per adattarsi alle sue condizioni.
Per un gatto malato è meglio mangiare qualcosa, anche se non si tratta della dieta ottimale, piuttosto che non mangiare niente del tutto.
Nei pazienti che necessitano di una terapia farmacologica, le interazioni fra farmaci e principi nutritivi possono influire sull’assunzione della dieta o sui fabbisogni nutrizionali.
Tenere i gatti anziani normali in una condizione corporea moderata, offrire loro diete soddisfacenti ed incoraggiare l’attività fisica significa fare molto per aiutarli a sviluppare appieno la loro speranza di vita genetica.
Affezioni del cavo orale nei gatti anziani
Le malattie del cavo orale rappresentano una causa spesso sottovalutata di significativa morbilità nel gatto anziano e possono contribuire ad un declino generale dell’atteggiamento e della salute complessiva.
Il trattamento appropriato conduce spesso ad un marcato miglioramento della qualità della vita e del livello di attività.
Tuttavia, è possibile che alcuni proprietari non rilevino i segni clinici di periodontite, gengivite, stomatite, odontopatie, ulcere orali o tumori del cavo orale.
Inappetenza, perdita di peso, alitosi, battere i denti, masticazione e/o deglutizione anormale, riduzione della toelettatura o scolo nasale (solitamente monolaterale) sono segni clinici comuni, ma possono passare inosservati o essere attribuiti ad altre cause.
Le malattie del cavo orale sono spesso accompagnate da infezione e possono esitare in batteriemia o setticemia intermittenti.
Oltre alle affezioni secondarie, le alterazioni orali possono causare modificazioni dei risultati dei test diagnostici a causa dell’iperglobulinemia (aumento delle proteine totali e delle globuline), dell’epatopatia reattiva (aumento dell’ALT) e della setticemia (neutrofilia, corpi di Doehle ed alterazioni tossiche).
L’esame deve comprendere l’accurata ispezione delle labbra, della gengiva , dei denti, di tutte le superfici della lingua, dell’orofaringe, del rinofaringe e della laringe.
Le radiografie del cavo orale sono indicate se vengono identificate periodontopatie significative o si sospettano ritenzione di radici dentarie, lesioni da riassorbimento, alterazioni ossee o ascessi apicali.
In effetti, la valutazione radiografica viene suggerita in caso di identificazione di qualsiasi lesione orale (ad esempio, una neoplasia può essere erroneamente diagnosticata come una gengivite).
Dopo l’ispezione e l’esame radiografico, si devono prelevare campioni bioptici da destinare alle indagini citologiche ed istopatologiche dalle aree anormali, in particolare se esiste qualche motivo di preoccupazione circa le caratteristiche della lesione e se si sospetta una neoplasia.
Quindi, si deve mettere in atto il necessario ed appropriato trattamento delle affezioni dentali presenti, della periodontite e della gengivite. La somministrazione di routine di antimicrobici è controversa.
È possibile prescrivere farmaci aggiuntivi a seconda dei riscontri clinici e dei risultati delle biopsie o delle procedure diagnostiche.
Se si identifica una lesione neoplastica invasiva, sono necessarie un’ulteriore valutazione ed uno specifico trattamento.
Poiché la cura del cavo orale deve essere un processo continuo, il mantenimento di valide registrazioni è essenziale per monitorare le variazioni e documentare i miglioramenti o la progressione della malattia.
La partecipazione del proprietario al programma di cura della salute del cavo orale migliora i risultati ottenibili e rallenta la progressione della malattia in molti gatti.
Al cliente si deve fornire una chiara descrizione del piano relativo alle future cure dentarie, comprese le possibilità di interventi a casa.
La perdita di un animale da compagnia, eutanasia e conforto nel dolore
Come veterinari, uno dei nostri ruoli più importanti è quello di comprendere e rispettare il legame uomo/animale e l’impatto che la perdita di un compagno di questo tipo può avere sui nostri clienti.
Aiutare i proprietari a prepararsi alla perdita di un animale anziano ed al dolore che ciò può provocare ci consente di offrire un servizio utile che sarà ricordato favorevolmente.
Durante l’eutanasia, il processo di elaborazione della sofferenza da parte del cliente può essere facilitato da diversi passi.
I proprietari devono comprendere che l’eutanasia è l’atto di provocare la morte senza dolore.
Si tratta di una scelta umanitaria per i gatti in condizioni di malattia terminale o per quelli che conducono una vita di qualità molto bassa a causa di problemi non risolvibili con un intervento medico. Il ruolo del veterinario è quello di fornire informazioni ed aiutare il proprietario a giungere ad una decisione.
La decisione deve idealmente comprendere la partecipazione dell’intera famiglia. Una pianificazione in anticipo può servire a preparare tutti i componenti all’eventuale perdita di un amato compagno. Si deve permettere che il cliente sia presente all’eutanasia, dal momento che ciò risulta spesso utile per il processo di elaborazione del lutto.
Queste persone devono essere trattate con compassione e l’intera operazione va condotta con rispetto ed attenzione, per quanto possibile in una sala privata.
È importante discutere in anticipo le varie possibilità di smaltimento delle spoglie, e spiegare ciò che si potrà verificare durante il processo dell’eutanasia (ad es., mancata chiusura degli occhi, protrusione della lingua, spasmi muscolari, respirazione agonica o perdita di deiezioni).
In tutti i casi in cui è possibile, il cliente deve firmare il consenso informato all’eutanasia.
In determinate situazioni, come quelle che si verificano nel corso di un intervento medico o chirurgico di emergenza, può capitare di dover prendere una decisione immediata in assenza del cliente.
In questi casi, è bene ottenere un assenso telefonico alla presenza di una terza persona che funge da testimone e documentare il fatto sulla cartella clinica.
Dopo l’eutanasia, se lo desidera, il proprietario deve avere il tempo di restare solo con il gatto. I clienti e i membri del personale veterinario non devono avere alcun timore di esprimere i propri sentimenti di dolore.
Le discussioni relative al processo di superamento della sofferenza possono essere importanti, dal momento che molti proprietari non si rendono conto che questa può essere pari a quella che si accompagna alla perdita di una persona cara.
Fonti:
https://www.vetjournal.it/images/archive/pdf_riviste/3255.pdf
Aut. Reg. Veneto n. 34 del 31 Maggio 2019
P.iva 03846830275
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